Inviti ad una nuova esplorazione della natura come cornice cosmica
Carlo Lizzani
È possibile evocare il mistero, la grandiosità della natura, dell’universo, senza cadere nel “naturalismo”?
La rottura col naturalismo da parte delle arti figurative (ma anche della letteratura) data oramai da più di un secolo, ma ha significato soprattutto una presa di distanza da tutte le possibili rappresentazioni “naturalistiche” del corpo umano e del paesaggio (inteso come cornice del nostro vive quotidiano).
Altra cosa può essere invece la ricerca di una sintonia con le strutture che si nascondono nel microcosmo di ogni cellula vivente, o con le macrostrutture di quel cosmo che l’uomo ha appena cominciato ad esplorare e che l’arte (insieme alla scienza) potrà aiutarci, nei secoli futuri, a conoscere, a frequentare, a rendere “umano”.
Le forme suggerite da Liberatore con i suoi bronzi, i suoi impasti materici sono per me tanti inviti ad una nuova esplorazione della natura intesa non come paesaggio, ma come cornice cosmica. Frutto di una avventura della materia cominciata chissà quando e chissà come, e di cui l’uomo, ad un certo punto, è divenuto effimero testimone.
Ma non è compito dell’artista ampliare la nostra ottica, e condurci con coraggio lungo i sentieri impervi dello spazio e del tempo? Le forme create da Liberatore ci aiutano a intraprendere questo viaggio.